Questa disciplina viene scoperta dagli amici e colleghi Rita Scaringi e Leonardo Massaro alla fine degli anni 90 in Svizzera, dove veniva già considerata un’attività sportiva non competitiva riconosciuta dalla SKG.
Mentre in Italia, sia io che FICSS, consideriamo la Mobility Dog un metodo, non un semplice percorso ludico-sportivo. Crediamo da tempo che sia un vero strumento di lettura del cane per l’educatore e un percorso che arricchisce l’abilità, la competenza e la comunicazione della coppia cane/conduttore, ovvero del binomio.
Inoltre, le manifestazioni di Mobility dog, riescono a fare reale cultura cinofila senza bisogno di molte parole. Infatti permettere al “pubblico” di provare questa disciplina e quindi di lavorare con il cane dà risultati immediati… la maggior parte delle persone rimarrà stupita e commossa nel vedere il proprio cane fare cose anche semplici, come passerelle o saltini… la magia sta nell’essere riusciti a comunicare, nell’essersi capiti e aver fatto qualcosa insieme.
Questo è per me è fare cultura cinofila, riuscire a trasmettere il messaggio che il nostro cane, indipendentemente da razza, taglia, età e attitudine al lavoro è un’essere vivente che collabora con noi e non una nostra emanazione.